Ieri, mentre acquistavo una scatoletta di coreano come esca per andare a pesca, ho sentito un racconto incredibile (almeno per me) nel negozio in cui di solito mi rifornisco. Uno dei proprietari del negozio di pesca, intanto, raccontava a un cliente che la "putia" la aveva aperta almeno 40 anni fa sua madre, pescatrice incallita e il padre (che era un cacciatore) aveva seguito la moglie e pian piano era stato "contagiato" dalla passione della sua compagna. Altri due signori anziani (uno aveva un mulinello da oltre 15 anni, lo stava imbobinando ed era incredibilmente immacolato, l'altro stava comperando una canna da pesca per suo nipote) parlando tra loro ricordavano le prime canne che avevano visto e che avevano posseduto da piccoli e che erano fatte proprio con le canne (sapevo che si usavano le canne, anche perché me lo aveva raccontato mio padre, e ho trovato anche un bel video su youtube di cui vi mando il link
www.youtube.com/watch?v=LYbJIhb647A dove si vedono i primi pescatori di "surfcasting"). La discussione prosegue e uno dei proprietari racconta di avere ancora qualche canna fatta così che conserva come cimelio (addirittura con cimino intercambiabile). Continua ancora e racconta che a seconda del periodo in cui si raccoglieva la pianta, si potevano avere canne più o meno sensibili (più "morbide" se la pianta era raccolta verde, più dure se era raccolta "secca" in estate). Poi arriva l'incredibile racconto che mi ha fatto scoprire una cosa che non sapevo. Il titolare racconta ancora che i primi "fili" erano fatti con i lunghi peli delle code di cavallo, e racconta anche che suo padre, quando era ragazzino, era pagato qualche spicciolo da alcuni pescatori dei tempi per andare ad inseguire i cavalli che tiravano le carrozze e strappargli qualche filo di coda rischiando o un calcio dell'animale o qualche "fracchiata" di bastonate o colpo di frusta dallo gnuri (il cocchiere). Incredibile. Diceva anche che i fili più spessi, per i pesci grossi, erano fatti con questi lunghi peli di coda di cavallo, 8 peli magari, intrecciati tra loro. E' uno dei tanti racconti che hanno riempito il mio "sapere" in materia di pesca, e che io, "figlio del nylon" sconoscevo. Forse qualcuno di voi sapeva già di tutto ciò, o forse no, pertanto volevo farvi partecipi di questa bella storia.
[Modificato da Gianlucamare 22/08/2016 08:29]
- Mare.
Azzurro,
di infiniti orizzonti riempi i miei occhi
che dell'acqua tua hanno sempre sete;
mi concedi i tuoi abbracci e i tuoi respiri,
dolcemente mi avvolgi e mi accarezzi.
Sei come i miei sogni, sterminati spazi,
in cui si perde la mente e tutto il resto tace. (Gianluca Albeggiani).
- Ho provato ad essere uno qualunque, ma non ci sono riuscito.
(Gianluca Albeggiani).
- Paternoster, che sei nei mari, siano santificati i tuoi ami, venga il tuo segno, sia fatta la tua volontà come in spiaggia così in scogli. Dacci oggi il nostro pesce quotidiano, e metti orate nei nostri "cati" come noi faremmo senza i pescatori. E non ci indurre in delusione e liberaci dal cappotto, amen.