Ieri sono andato a pescare da spiaggia, pesca a fondo, e ed è stata una giornata abbastanza fruttuosa: diverse tracine, un carango, alcune soglioline, un pettine (ho tenuto solo gli esemplari più grossi e quelli piccoli che non sono riuscito a slamare perché avevano ingoiato l'amo; ne ho slamati molti altri e li ho liberati). Una piccola tracina, pesce che solitamente ingoia anche ami di grandi dimensioni, mi ha punto ad un dito mentre la slamavo
, fortunatamente senza conseguenze, e le ho dato la libertà, senza vendetta
, la poverina si era difesa come chiunque avrebbe fatto .
Ho innescato varie esche, dal coreano al bibi congelato, ma ho provato anche con alcuni tranci di sugarello. Ad un tratto, nel pomeriggio tardi, sulla canna in cui avevo innescato il trancio di sugarello vedo degli strappi violenti...è un pesce grande secondo me, mai visto nulla del genere nella mia poca esperienza. Ferro violentemente. Comincio il recupero con un po' di frizione aperta per fare stancare il pesce che nel frattempo sento comunque tirare a strappi violenti alternati a pause. Alterno momenti di recupero deciso e momenti di pausa quando sento le fughe. Ho l'adrenalina a 1000. Vedo il cimino piegarsi più volte violentemente e sento il peso notevole del pesce nel recupero, sarà grande. Riesco a spiaggiarlo dopo un po' di tempo e noto subito che il pesce è insolito, almeno per me. Un po' deluso,
pensavo fosse una grossa orata o una grande spigola o chissà che, vedo che è, almeno sul momento, una razza quattrocchi (una "picara" in dialetto palermitano), approssimativamente di 1kg e più per me, di quelle che secondo me ho visto mille volte al mercato di Ballarò, dai prezzi molto contenuti, e che ho assaggiato fritta, buonissima. Guardo comunque se ha qualche pungiglione sulla coda, come mi è stato insegnato nel caso avessi allamato qualche pesce "con le ali" ed insolito, ma non ne ha. Mi accorgo che dalla bocca fuoriesce comunque l'amo con parte, credo, di stomaco e/o altri organi interni (forse per un recupero sbagliato, non so) e decido di sopprimere il pesce sanguinante per non farlo soffrire, velocemente, con un coltello. Arrivato a casa peso il pesce 1,234 kg. Su internet cerco altre ricette per cucinarlo (oltre alla frittura) ma mi accorgo dopo un po' che la razza quattrocchi è comunque diversa da ciò che ho pescato. Nelle foto le razze quattrocchi, di punti rotondi, sul dorso, ne hanno solo 2 ed è per questo che insieme agli occhi fanno 4 e si chiama così. Questo pesce di punti rotondi ne ha diversi, tendenti ad un viola scuro. La coda poi è più corta e più tozza e non lunga e sottile come quella della razza. Scopro che è una torpedine ocellata. Un pesce anche in grado di dare scosse elettriche. Fortunatamente non mi ha fatto nulla anche se la ho maneggiata con incoscienza inconsapevolmente. Vorrei dire che avrei comunque liberato il pesce se ne avessi avuto la possibilità (le razze in genere o questi pesci "con le ali" hanno per me un fascino incredibile) ma ho visto, come ho già raccontato, che aveva parte degli organi interni allamati e sanguinanti fuori dalla bocca, con l'amo fuori e attaccato ad essi. A casa pulisco il pesce e trovo pure una tracina di medie dimensioni al suo interno (la riconosco dalla pinna velenosa perché ormai senza "pelle"), dentro una sacca che sarà stata parte dello stomaco. Cerco su internet e leggo che non è un pesce pregiato, le cui carni sono di scarso valore culinario, molli. Si fa in brodo, fritta, in molti altri modi ad es. con peperoni. Ne avete mai prese? Come le avete cucinate? In ogni caso la porterò dai miei e vedrò di cucinarlo con qualche ricetta ad hoc per non averlo preso invano (del mare mangio qualsiasi cosa) e la mangerò.
[Modificato da Gianlucamare 15/05/2015 16:44]
- Mare.
Azzurro,
di infiniti orizzonti riempi i miei occhi
che dell'acqua tua hanno sempre sete;
mi concedi i tuoi abbracci e i tuoi respiri,
dolcemente mi avvolgi e mi accarezzi.
Sei come i miei sogni, sterminati spazi,
in cui si perde la mente e tutto il resto tace. (Gianluca Albeggiani).
- Ho provato ad essere uno qualunque, ma non ci sono riuscito.
(Gianluca Albeggiani).
- Paternoster, che sei nei mari, siano santificati i tuoi ami, venga il tuo segno, sia fatta la tua volontà come in spiaggia così in scogli. Dacci oggi il nostro pesce quotidiano, e metti orate nei nostri "cati" come noi faremmo senza i pescatori. E non ci indurre in delusione e liberaci dal cappotto, amen.