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Rifiuti

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2015 07:13
15/02/2015 07:00
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Città: PALERMO
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Utente Junior
Rifiuti
Avevo 7 o 8 anni. Ricordo che mio padre portava me e mio fratello alla riserva naturale orientata Capo Gallo (per chi non la conosce, vicino Mondello, a Palermo). Un posto splendido, scogli. Alla fine della giornata, quando risalivamo le rocce per raggiungere la "strada maestra", mio padre prendeva un sacchetto e raccoglieva le tante bottiglie di plastica lasciate da vari incivili che incontrava durante il percorso, in modo da "ripulire" un po' la costa. Il rispetto dei luoghi, del mare, mi è stato inculcato fin da piccolo. Anche io, oggi, faccio la stessa cosa, nei limiti delle possibilità e quando non ho molta attrezzatura con me e non devo fare molta strada a piedi e ho le mani super impegnate. Mi reco spesso in spiagge, posti con scogli, e trovo sempre un immensa quantità di rifiuti. Spesso, durante le mie battute di pesca, mi accorgo che la maggior parte di immondizia è ovviamente costituita da plastica, non biodegradabile. Fra le varie tipologie di rifiuti si possono notare, spessissimo, anche tantissime scatolette vuote di polistirolo, regalini che qualche pescatore (che non definirei tale) ha lasciato sul posto una volta terminate le sue esche. Oltre alle scatolette si trova filo, incarti di ami e/o di esche artificiali, starlight esausti e altri rifiuti. Mi chiedo se è così difficile portarsi dietro la spazzatura prodotta a fine giornata e gettarla nel primo contenitore disponibile. Forse sono io un pesce fuor d'acqua (per rimanere in tema di mare). Quando taglio i terminali rovinati prendo il filo, anche se sono spezzoni di qualche millimetro, e lo metto in un sacchetto e mai mi permetterei di lasciarlo cadere per terra e non raccoglierlo...quando finisco le esche prendo la scatolina e la ripongo nello stesso sacchetto....quando devo buttare qualche incarto che conteneva un amo, un'esca artificiale o altro, lo butto nel medesimo sacchetto...finisco l'acqua minerale e la bottiglia la metto nello stesso sacchetto, così come la carta o la plastica del pranzo, della merenda, della cena e così via. Dovrebbe essere la normalità, invece ho capito che chi fa così è l'eccezione. L'estate scorsa, mentre ero a pescare con mia moglie e il mio bambino (veramente io che provavo a pescare e mia moglie che inseguiva il pargolo e mi chiedeva aiuto [SM=g27828] ), abbiamo offerto un pacco di patatine a dei ragazzini che già conoscevamo per via della loro passione per la pesca e che altre volte avevamo già incontrato e mi avevano chiesto di avere "prestato" [SM=g27828] un po' di coreano. Uno dei ragazzini mi ha chiesto di regalargli anche una paratura e così ho fatto. Ha gettato al vento l'incarto. Gli ho detto corrucciato che non doveva farlo più, "perché è anche per questo che pesci non ce ne sono più e le tartarughe sono sempre più rare". A fine giornata quando li ho salutati mi sono accorto che lo stesso aveva semi-seppellito il sacchetto di patatine di cui parlavo sotto la sabbia. Gli ho fatto notare il gesto incivile, ho preso quel rifiuto e me lo sono portato io; lui mi ha promesso di non farlo più (non so se era una promessa da marinaio). Pensando a tutto ciò mi sono promesso, in futuro, di non regalare più nulla a questo ragazzino, non rispettoso del mare. E che non mi si venga a dire che è piccolo e non ha colpa. La stragrande maggioranza della colpa la hanno i suoi genitori, lo so. Se quel ragazzino avesse avuto un padre come il mio, forse, si sarebbe comportato in un altro modo. L'immane quantità di rifiuti presenti sulle spiagge o sugli scogli è causata dall'inciviltà dei bagnanti, dei NON pescatori (sono davvero poche le persone che si possono definire "veri" pescatori), e tutto ciò che restituisce il mare che moltissimi incivili gettano dalle loro barche, soprattutto durante le gite della domenica. Quando arrocco un artificiale non penso subito al dispiacere per la perdita di questo, ma penso che questo, e il relativo filo, rimarrà in mare o sulla terra anche dopo che io stesso non ci sarò più. Di estate mi butto in acqua e lo cerco con la maschera, sia per recuperarlo ma soprattutto per non lasciarlo al mare. Un contenitore di polistirolo, di quello che spesso viene usato per contenere esche, ha un tempo di degradazione di 1000 anni (MILLE); ciò significa che se lo lascio in spiaggia oggi, nel 3015 i miei posteri (più di 10 generazioni) troveranno ancora le particelle del mio rifiuto abbandonato incivilmente. Così come molte bottiglie di plastica.

Ecco una tabella sulla degradazione dei rifiuti gentilmente fornita dal un sito:

www.ecowarriors.it/it/eco-enciclopedia/riciclo-pedia/59-tempi-di-degradazione-dei-rifi...

Quelli che possono sembrare solo distratti gesti d'inciviltà, contribuiscono in qualche modo all'inquinamento di acqua, terra e aria. Per meglio comprendere gli effetti prodotti sull'ambiente che ci circonda dall'incauto abbandono dei rifiuti, basterebbe considerare i tempi in cui si degradano, sporcando e contaminando, alcuni oggetti d'uso comune.

Tempi medi di degradazione naturale dei rifiuti nel TERRENO:
• Una gomma da masticare (5 anni)
• Una lattina d'alluminio per bibite (10 -100 anni)
• Un contenitore di polistirolo (oltre 1000 anni)
• Schede telefoniche, ricariche e simili (oltre 100 anni)
• Un mozzicone di sigaretta (1-2 anni)
• Il torsolo di una mela (3 mesi)
• Fiammiferi o cerini (6 mesi)
• Giornali e riviste (6 mesi, più di 10 anni)
• Una bottiglia di vetro (circa 400 anni)
• Una bottiglia o un sacchetto di plastica (100-1000 anni)
• Piatti e posate di plastica (100-1000 anni)
• Un pannolino usa e getta (circa 400 anni)
• Indumento di lana o cotone (1 anno)
• Fazzoletti e tovaglioli di carta (3 mesi)
• Un cartone di latte o succo (1 anno)
• Una scatola di cartone (2 mesi)

Tempi medi di degradazione naturale dei rifiuti nel MARE:
• Una gomma da masticare (5 anni)
• Una lattina d'alluminio per bibite (500 anni)
• Un contenitore di polistirolo (da 100 a 1000 anni)
• Schede telefoniche, ricariche e simili (1000 anni)
• Un mozzicone di sigaretta (2-5 anni)
• Il torsolo di una mela (3-6 mesi)
• Fiammiferi o cerini (6 mesi)
• Giornali e riviste (2 mesi)
• Una bottiglia di vetro (1000 anni)
• Una bottiglia o un sacchetto di plastica (1000 anni)
• Accendino di plastica (100-1000 anni)
• Un pannolino usa e getta (circa 200 anni)
• Indumenti di lana o cotone (8-10 mesi)
• Fazzoletti e tovaglioli di carta (3 mesi)
• Tessuti sintetici (500 anni)
• Una buccia di banana (2 anni)

(fonte: www.legambienteonline.it)


Ecco cosa succede se volontariamente abbandoniamo qualcosa in spiaggia.

Qualche cenno anche da Wikipedia per chi non conoscesse le cosiddette ISOLE DI SPAZZATURA.

Il Pacific Trash Vortex, nota anche come grande chiazza di immondizia del Pacifico (Great Pacific Garbage Patch), è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante (composto soprattutto da plastica) situato nell'Oceano Pacifico. La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km² (cioè da un'area più grande della Penisola Iberica a un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti). AVETE LETTO BENE??? Sì.

I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumulando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile. La fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da PCB. Il galleggiamento di tali particelle, che hanno un comportamento idrostatico simile a quello del plancton, ne induce l'ingestione da parte degli animali planctofagi, causandone l'introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001 il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell'area, era superiore a sei contro uno.
VI RENDETE CONTO? Alla fine chissà quanta plastica ingeriamo quando mangiamo il nostro pescato, ahimè [SM=g27813]

E non è la sola immensa isola di spazzatura.

A seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere scientifiche svolte fra il Golfo del Maine e il Mar dei Caraibi, la ricercatrice Kara Lavender Law ha riscontrato anche nell'oceano Atlantico un'elevata concentrazione di frammenti plastici, corrispondente all'incirca al Mar dei Sargassi. Simulazioni al computer hanno individuato due altre possibili zone di accumulo di rifiuti oceanici nell'emisfero meridionale: una nell'oceano Pacifico a ovest delle coste del Cile e una seconda allungata tra l'Argentina e il Sud Africa attraverso l'Atlantico.

Volevo solo attirare la vostra attenzione e fare un po' di sensibilizzazione sul rispetto dell'ambiente che ci circonda e soprattutto sul rispetto del mare. A volte ho comperato esche, tipo coreano, poste in scatole totalmente di cartone (dovrebbe essere quantomeno imposto a tutte le case produttrici). Oggi esistono "plastiche" biodegradabili che però non vengono quasi mai usate. Pensiamoci 1000 volte (quanti saranno pure gli anni della degradazione del rifiuto) quando abbandoniamo una scatoletta di polistirolo o una bottiglia di plastica vuota. Io non lo faccio mai e spero che tutti gli utenti di questo forum facciano come me e siano VERI PESCATORI, civili. Rispettiamo ogni singolo millimetro delle nostre coste, ne vale la pena. Lasciamo che i nostri figli, i nostri nipoti e così via, possano godere ancora dell'immensa meraviglia che è il mare. Il degrado è galoppante (me ne sono accorto io nel giro di trenta anni). Se ognuno di noi fa il proprio compito possiamo quantomeno rallentare il processo di inquinamento, di distruzione del mare e della nostra stessa autodistruzione.


[Modificato da Gianlucamare 15/02/2015 07:48]



- Mare.

Azzurro,
di infiniti orizzonti riempi i miei occhi
che dell'acqua tua hanno sempre sete;
mi concedi i tuoi abbracci e i tuoi respiri,
dolcemente mi avvolgi e mi accarezzi.
Sei come i miei sogni, sterminati spazi,
in cui si perde la mente e tutto il resto tace. (Gianluca Albeggiani).


- Ho provato ad essere uno qualunque, ma non ci sono riuscito.
(Gianluca Albeggiani).

- Paternoster, che sei nei mari, siano santificati i tuoi ami, venga il tuo segno, sia fatta la tua volontà come in spiaggia così in scogli. Dacci oggi il nostro pesce quotidiano, e metti orate nei nostri "cati" come noi faremmo senza i pescatori. E non ci indurre in delusione e liberaci dal cappotto, amen.
16/02/2015 20:52
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Post: 7.464
Registrato il: 11/09/2007
Città: FRANCOFONTE
Utente Master
Il post è veramente interessante e le riflessioni sono sicuramente condivisibili.

Purtroppo ancora oggi, le spiagge continuano ad essere sporcate dai bagnanti e purtroppo anche dai pescatori.

Personalmente ne ho viste di tutti i colori, dalle bucce di melone (almeno sono rifiuti organici biodegradabili al 100%) sepolte sotto la sabbia, alle bottiglie di vetro e di plastica lanciate direttamente a mare, per non parlare della scatole di arenicola accatastate vicino la postazione di pesca e poi lasciate sul posto.

Quando posso raccolgo anch'io la spazzatura degli altri, almeno quella che si trova nelle immediate vicinanze, ma a volte mi sembra una battaglia persa in partenza, se nel 2015 siamo ancora qui a parlare di inciviltà vuol dire che ne abbiamo ancora tanta di strada da fare.

Speriamo che le prossime generazioni abbiano un senso civico più forte del nostro.



---
Non puoi smettere di combattere solo perchè la battaglia si fa sempre piu difficile da sostenere.

17/02/2015 07:13
OFFLINE
Post: 64
Registrato il: 04/06/2014
Città: PALERMO
Utente
Utente Junior
Basta un solo sacchetto lasciato in mare per uccidere una tartaruga del Mediterraneo, la Caretta Caretta (ne vidi una morta, spiaggiata, qualche anno fa a Isola delle Femmine). Un sacchetto galleggiante, spesso, viene scambiato dall'animale per cibo, per una medusa; la tartaruga lo ingerisce e a volte non riesce più ad espellerlo. Quanti sacchetti galleggianti vediamo a mare? Una infinità. Bastano pochi rifiuti di plastica, tappi di bottiglie, incarti, fili da pesca a uccidere un gabbiano; nella splendida riserva di Torresalsa mi è capitato di trovare gabbiani morti, più o meno decomposti, a volte scheletri, con plastica ben visibile e ingarbugliata all'altezza dello stomaco. Basta scrivere su Google immagini "gabbiano plastica", o in inglese "seagull plastic", e si vede più o meno ciò che ho visto anche io. Sì, caro willard80, anche io, come ho scritto, raccolgo spesso la spazzatura di altri; a volte proprio quella nelle mie immediate vicinanze mentre pesco (soprattutto le scatole di polistirolo di varie esche lasciate da qualche incivile), anche per paura che qualcuno possa pensare che le ho gettate proprio io. Basterebbe davvero poco, che ognuno facesse la propria parte e i litorali sarebbero davvero meno sporchi. Invece c'è sempre chi rovina tutto e purtroppo appartiene ad una tipologia di gentaglia di gran lunga superiore, come numero, alla gente per bene. Non capiscono che poi tutto ciò gli si ritorce contro, non pensano al futuro dei loro figli, se ne fregano altamente del prossimo, della cosa comune, e amano "viver come bruti".
[Modificato da Gianlucamare 17/02/2015 07:15]



- Mare.

Azzurro,
di infiniti orizzonti riempi i miei occhi
che dell'acqua tua hanno sempre sete;
mi concedi i tuoi abbracci e i tuoi respiri,
dolcemente mi avvolgi e mi accarezzi.
Sei come i miei sogni, sterminati spazi,
in cui si perde la mente e tutto il resto tace. (Gianluca Albeggiani).


- Ho provato ad essere uno qualunque, ma non ci sono riuscito.
(Gianluca Albeggiani).

- Paternoster, che sei nei mari, siano santificati i tuoi ami, venga il tuo segno, sia fatta la tua volontà come in spiaggia così in scogli. Dacci oggi il nostro pesce quotidiano, e metti orate nei nostri "cati" come noi faremmo senza i pescatori. E non ci indurre in delusione e liberaci dal cappotto, amen.
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