E' un pesce un po' particolare. E' come se prendi una "tremula" o una "picara", no? Sono pesci che hanno comunque un fascino. Poi, grazio sempre dei pesci durante la pescata ( se non di taglia
), questa era l'unica abboccata prima di andare via. Per cui avevo pensato di lasciarla, anche se mi era comunque balenato in testa di tenerla lo stesso. Poi a mio cugino stanno molto simpatiche (ero a pesca con lui) e mi aveva spronato a provare a liberarla. Pescavo a fondo. Come terminale non avevo il cavetto ma uno 0.30 in fluorocarbon al quale avevo collegato un finale, credo, più spesso costituito da un'asola a cui seguivano una quindicina di centimetri circa di un materiale che non so bene cosa sia e poi l'amo. Avevo trovato in un negozio cinese questi "terminali" già pronti (con un amo più piccolo che ho sostituito). Sembra plastica dura, tutta nera. Con l'ago per sarda ho fatto scivolare dentro l'esca sia l'asola e tutto il filo (ho innescato una sarda intera) e ho lasciato l'amo fuori, all'altezza della testa dell'esca. Alla fine ha retto. Anche a me è capitato di trovare spesso i finali spezzati e con molte parrucche, segno indistinguibile della loro presenza e delle loro giravolte per liberarsene.
- Mare.
Azzurro,
di infiniti orizzonti riempi i miei occhi
che dell'acqua tua hanno sempre sete;
mi concedi i tuoi abbracci e i tuoi respiri,
dolcemente mi avvolgi e mi accarezzi.
Sei come i miei sogni, sterminati spazi,
in cui si perde la mente e tutto il resto tace. (Gianluca Albeggiani).
- Ho provato ad essere uno qualunque, ma non ci sono riuscito.
(Gianluca Albeggiani).
- Paternoster, che sei nei mari, siano santificati i tuoi ami, venga il tuo segno, sia fatta la tua volontà come in spiaggia così in scogli. Dacci oggi il nostro pesce quotidiano, e metti orate nei nostri "cati" come noi faremmo senza i pescatori. E non ci indurre in delusione e liberaci dal cappotto, amen.