03/02/2010 10:55 |
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| | | OFFLINE | Post: 437 | Registrato il: 24/09/2007
| Città: FRANCOFONTE | Utente Senior | |
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Non credo si possa schematizzare in modo categorico la tipologia di un terminale, destinandolo ad una specifica specie, e in condimare ben specifiche.
Non sono per l’approccio a colpo sicuro, bensì per quello che si evolve di lancio in lancio. Mi spiego meglio: parto dal presupposto che l’esca debba essere presentata in maniera più naturale possibile, quindi “libera” e fluttuante in corrente, e non rigida e ferma, come legata ad un paletto conficcato sul fondo. Questo presuppone diametri sottili e terminali lunghi, cose che non vanno molto d’accordo fra loro. Saranno poi le condizioni di turbolenza, da “leggersi” sulle prime lenze ritirate, ad impormi di accorciare le lunghezze e/o irrobustire il diametro. Sarà la presenza di alghe o meno a dirmi se è il caso di alzare le esche dal fondo. Sarà la sua morfologia se è meglio una montatura con terminali montati a bandiera, piuttosto che quella con amo finale.
Con l’esperienza, e conoscendo la morfologia dello spot, si può già anche anticipare quale sarà il terminale giusto ancor prima di lanciare, ma non per azzeccare una determinata specie ittica da catturare (che io generalizzerei in questo caso in grufolatori, e basta), bensì per fare rendere al massimo quel tipo di esca.
Se poi saranno saraghi.... vuol dire che quel posto fa anche saraghi!
Tutto questo, sempre secondo mia personalissima opinione!
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