E così, dopo lunghi mesi prmassati a lucidare canne a kayak, sabato
mattina sono riuscito a ritagliarmi un a mezza giornata per uscire a pesca.
Dopo aver caricato venerdì sera la Eenegilda II (l'ho varata con questo
nome sperando di addolcire la mia consorte) sulla pandina assieme a tutta
l'attrezzatura (salvagente a ciambella omologato, 30 metri di corda, una
sassola che non so che diavolo possa servirmi datosi che il kayak è
autosvuotante (o autoaffondante a seconda dei punti di vista), giubbotto
salvagente,pagaia, ecoscandaglio, canna da 6 lbs con shimano qualche cosa
7500 che uso per il bolentino, Penn da 35-50 lbs con relativo rotantone,
sabiki assortiti, terminali per i surici, piumette, alici sotto sale e due
panini con frittata di patate), sabato mattina alle 4:30 ero già in
macchina e puntavo la prua della Ermenegilda II verso il mare.
Arrivato in spiaggia mi accorgo però che le condizioni non sono affatto
buone per un'uscita in canoa. Un vento di terra molto intenso consigliava
più l'uscita con il wind surf che non con la canoa. Specie se si trattava
della prima uscita dopo lunghi mesi di inattività.
Ma sapete com'è, non si rinuncia immediatamente ad una pescata attesa per
lunghi mesi, sapendo che al ritorno a casa ti sarebbero toccati i
preparativi per il matrimonio della cugina che si sarebbe celebrato la
sera stessa.
Meglio disperso in mare che star dietro a mia moglie che, con la scusa che
rimanevo, a casa si sarebbe messa in testa di aggiustarmi il vestito,
scegliere camicia e cravatta e sindacare sulla tonalità del grigio dei
calzini ch avrei scelto. Via, a mare.
Provo immediatamente ai surici, ma il tentativo si rivela disperato. Non
faccio in tempo a innescare i tre ami con tre tocchetti di alici che mi
trovo gia dentro di 150 metri. Mi preoccupo un pochino quando arrivo ad
una distanza alla quale le onde non sono dirette, come normalmente
succede, dal mare verso la terra ma dalla terra verso il mare. Per
spiegarmi il fenomeno penso davvero di essere arrivato ai confini con la
Grecia e che la direzione delle onde è normale visto che ho la terra alle
mie spalle. Fortunatamente rinsavisco e, non senza qualche sforzo, riesco
a riportarmi a distanza di sicurezza. Lascio perdere i surici e monto i
sabiki, il mio obiettivo adesso è quello di fare qualche sugarello da
innescare vivo per insidiare qualche serra o qualche leccia amia. Mi metto
a trainare parallelo alla spiaggia ad una distana di 200 metri circa, e
alla prima passata (per chi è pratico del posto andavo da Roccelletta di
Borgia a Copanello) niente di niente. Mi ricordo però di avere
l'ecoscandaglio spento e dopo averlo acceso e aver constatato la
precisione della profondità (dai 6 agli 8 metri) decido di dargli fiducia
e seguire le indicazioni che mi segnalano i pesci a 1-2 metri sotto il
pelo dell'acqua. Sostituisco il piombo da 30 g che avevo messo con uno da
10 g e mi rimetto a trainare. Non passano neanche 5 minuti che vedo la
canna piegarsi e recupero un bel sugarello che slamo delicatamente e
infilo nella nassa.
Mi riporto a terra e preparo la canna per il vivo con un finale di 10
metri in fluorocarbon, collegato alla lenza madre con un dopio UNI e un
cavetto d'acciaio con due ami 3/0.
Ne approfitto per fare conoscienza con una turista che poverina era
rimasta senza accendino e mi rifiondo a mare per portare a termine la
missione.
Traino sto povero pesce per circa tre ore, gli faccio visitare posti
fantastici, dalla scogliera di copanello (che ho fatto fino allo scoglio
del blu-70 oltre il quale il vento mi stava strappando la pagaia dalle
mani) alle magnifiche spiagge sabbiose e deserte di Squillace e
Roccelletta con un unico risultato: una bella insolazione per il
sottoscritto con dolore di testa e brividi di freddo che però non mi
hanno immpedito di partecipare al matrimonio la sera stessa.....
Adesso è da domenica che sono a letto con la febbre, porca troia, ma già
sto preparando l'uscita di sabato prossimo.
Ecco le uniche foto che ho scattato
img293.imageshack.us/img293/3165/dsc2109.jpg
img5.imageshack.us/img5/6053/dsc2112a.jpg
Totonno