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ostinatopaguro
00lunedì 17 maggio 2010 19:35








Gervaso dice:
‘L’uomo è un condannato a morte che ha la fortuna di ignorare al data della sua esecuzione’
Credo che la verità sia inversa e cioè che: ‘l’uomo è condannato a temere la morte, proprio perchè non sa se sarà fra un minuto o 50 anni’.

‘Conoscere la data precisa della propria ‘fine’, porrebbe molti nella condizione di vivere il presente con almeno una certezza.

"Il privilegio dei morti è che non moriranno più"

D’Annunzio scade in una osservazione che attribuisce ai trapassati una sorta di fortuna, addirittura ‘un privilegio’. Ciò è assurdo.

"Non è che ho paura di morire, è che non vorrei essere lì quando succede".

Credo infine che la morte sia troppo sopravvalutata. Essa altri non è che la fine di un ciclo, la nostra vita. Temerla è da egoisti, aver paura di soffrire è umano, rifletterci troppo sù fa male. Non pensarci per niente è sbagliato. La data precisa è ‘già scritta’ anche se non lo sappiamo. Accettare di vivere senza sapere è da uomini. Lasciamo che il tempo scorra o avremo vissuto senza motivo d’esistere.
tipodaspiaggia
00lunedì 17 maggio 2010 20:09
gaetà...sarò molto prosaico...

la morte è una liberazione per alcuni e una limitazione per altri...
solo che, per una serie di congiunzioni astrali, prende strade del tutto imprevedibili...

(è mia)..
M.sisto
00lunedì 17 maggio 2010 20:42
la morte è la vita sono la stessa cosa. le religioni hanno creato la differenza. l'unica cosa che nn condivido è la colonna sonora [SM=g27824]
Lucianoz
00lunedì 17 maggio 2010 22:55
Non ho capito la domanda [SM=g27828]

La morte è una faccenda molto triste, molto noiosa, e il mio personale consiglio per voi è di non averci niente a che fare. (William Somerset Maugham).
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